Avvocatura dello Stato

ISTITUZIONALE

Intervento del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dott. Gianni Letta

Ultimo aggiornamento: 04/11/2010 15:22:29
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Signor Presidente della Repubblica, Signor Presidente della Camera, Signora Vice Presidente del Senato, Signori Ministri, Autorità.
Nel portare oggi il saluto del Governo e mio personale al nuovo Avvocato Generale dello Stato Ignazio Francesco Caramazza, desidero vivamente rallegrarmi per una scelta felice, da tutti condivisa. Rivolgo, inoltre, un sincero ringraziamento all'Avvocato Fiumara e agli eminenti predecessori che, nel corso del tempo, hanno rivestito questa prestigiosa carica.
Illustre Avvocato Generale,
nel corso di un lunga carriera al servizio delle Istituzioni, ricca di riconoscimenti, Ella ha avuto modo di evidenziare qualità professionali sempre spiccate.
Dal 1964 nell'Avvocatura dello Stato - Istituto da Lei coordinato per dieci anni come Segretario generale -, non vi è giurisdizione ove non abbia sostenuto con successo la difesa erariale nei più delicati processi. Ha, inoltre, operato sia in ambito internazionale, prestando la Sua consulenza a prestigiosi organismi delle Nazioni Unite, sia a livello di Governo, ricoprendo l'incarico di Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Interno.
E' stato un impegno fecondo che, in altri ruoli, prosegue anche oggi. In questo momento, ad esempio, Ella sta dando alla Presidenza del Consiglio dei ministri - e in primo luogo a me - un contributo molto importante quale Vice Presidente della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi.
Nel ringraziarLa per il Suo aiuto, colgo l'occasione per estendere un sincero ringraziamento all'intera Avvocatura dello Stato, che assicura una preziosa funzione di supporto giuridico alle pubbliche amministrazioni.
Quella dell'Avvocato dello Stato - come ebbe modo di ricordare un altro grande Avvocato Generale dello Stato, Giorgio Zagari -, è una figura peculiare, che partecipa, ad un tempo, della natura dell'avvocato, di quella del funzionario e, sotto un certo profilo, anche di quella del magistrato. Analoghe riflessioni riecheggiavano, ancor prima, in un dibattito parlamentare della fine dell'Ottocento.
Come gli altri protagostisti del Foro, l'Avvocato dello Stato è in primo luogo un avvocato e deve impiegare le sue elevate competenze tecniche per conseguire un risultato processuale.
Si tratta, tuttavia, di un'attività di difesa legale con connotati particolari, perché per un verso essa è affidata a uno specifico ufficio statale al servizio esclusivo degli interessi pubblici - e in questo l'Avvocato dello Stato opera come un pubblico funzionario -, mentre, per altro verso, è esercitata in posizione di indipendenza funzionale rispetto alle autorità politiche, e ciò avvicina l'Avvocato erariale al magistrato.
Questi caratteri singolari hanno avuto modo di manifestarsi pienamente nel corso della storia dell'Avvocatura, ma erano rinvenibili con chiarezza già nei lineamenti fondativi dell'Istituto.
Quanto alla posizione di indipendenza funzionale, ad esempio, già il primo Avvocato Generale dello Stato - Giuseppe Mantellini - nel suo celebre Decalogo invitava i suoi Avvocati dello Stato, "nel trattare gli affari erariali" a essere "prima giudici che avvocati".
Parimenti, l'assunzione diretta da parte dello Stato della rappresentanza e difesa in giudizio delle pubbliche Amministrazioni, affidata ad un particolare corpo di avvocati pubblici, era un carattere già rinvenibile nell'Avvocatura regia del Granducato di Toscana, sul cui modello venne concepita l'Avvocatura erariale italiana.
Questi elementi, pur importanti, non sono, tuttavia, sufficienti a descrivere compiutamente l'Avvocatura dello Stato.
Occorre, infatti, fare cenno anche ad un altro fondamentale profilo che, anch'esso, caratterizza l'Istituto sin dalla sua nascita: l'essere un organismo, ad un tempo, unitario, per assicurare indirizzi omogenei alla difesa erariale in tutta l'Italia, e, contemporanemante, articolato sul territorio, a presidio delle diverse realtà locali che connotano il nostro Paese.
Sotto questo profilo l'Avvocatura venne configurata, sin dal suo regolamento istitutivo del 1876, come organismo dotato di elevate competenze tecniche, che fosse coordinato a livello centrale, ma in grado di conoscere, attraverso la rete delle Avvocature distrettuali, le specifiche esigenze locali.
Se questi sono i caratteri che contraddistinguono da sempre l'Avvocatura dello Stato, è sorprendente notare quanto essi risultino attuali.
Si considerino, in particolare, le due principali tendenze evolutive che caratterizzano il nostro ordinamento: l'una, in senso orizzontale, che si esprime attraverso quel processo di valorizzazione e incremento delle competenze regionali e locali, culminato nella modifica del Titolo V della Costituzione; l'altra, in direzione verticale, nel senso di ampliare progressivamente i livelli di integrazione del nostro ordinamento con realtà sopranazionali e internazionali.
Quanto al primo aspetto, in un ordinamento che si avvia ad assumere un assetto federale, l'Avvocatura dello Stato, proprio per la sua struttura capillare e la sua posizione di indipendenza, si candida a svolgere un importante ruolo di collegamento e di mediazione fra le diverse Amministrazioni statali e fra queste, le Regioni e gli enti locali, conservando una visione d'insieme degli interessi pubblici. Del resto, sempre nel Decalogo di Mantellini si affidava, con lungimiranza, agli Avvocati dello Stato il compito di essere "pacieri sempre fra Stato e Comuni" - all'epoca principale forma di autonomia locale presente nell'ordinamento -, perché i Comuni "sono parti di Stato".
Questo ruolo acquista preminente rilievo soprattutto quando l'Avvocatura dello Stato svolge un'attività di consulenza legale. Ancor più della difesa giudiziaria - che comporta, talvolta, soluzioni obbligate -, la consulenza consente di garantire la tutela non tanto e non soltanto dell'interesse contingente e parziale della singola Amministrazione, ma anche degli interessi pubblici generali, realizzando in concreto il principio di legalità. Il suo carattere tecnico consente, dunque, all'Istituto di tutelare gli interessi non solo dello Stato-apparato, ma anche dello Stato-comunità. Riprova di questa attitudine è la proficua attività di assistenza che l'Avvocatura presta anche alle Autorità indipendenti. L'Istituto è, inoltre, in grado di svolgere le sue funzioni in relazione alle nuove forme di organizzazione delle attività di rilevanza pubblica, come le società per azioni costituite per la privatizzazione di enti pubblici economici e aziende autonome.
Questo compito - come si è innanzi anticipato - non è destinato ad affievolirsi, anzi, si rafforza con l'evoluzione della forma dello Stato in senso federale.
La competenza tecnica e la visione unitaria espresse al livello più elevato dall'Avvocatura dello Stato costituiscono, ad esempio, un indispensabile ausilio nella gestione del contenzioso costituzionale tra lo Stato e le Regioni, al fine, da un lato, di ridurre la conflittualità; dall'altro, di indirizzare l’attività dell'Amministrazione centrale nell'alveo dei principi delineati dalla Corte Costituzionale.
Il Vostro Istituto assume, tuttavia, una posizione di rilievo anche rispetto all'altro importante cambiamento che sta interessando la nostra forma di Stato.
Lo Stato nazionale, da alcuni decenni, si sta, infatti, evolvendo oltre la sua tradizionale dimensione interna di Stato-comunità e il suo, pur indispensabile, profilo territoriale, per misurarsi e integrarsi sempre di più con ordinamenti giuridici sovranazionali e internazionali.
Occorre, quindi, che lo Stato, nell'esercizio delle proprie funzioni, operi avendo riguardo ad un orizzonte più ampio di quello interno, perché qualsiasi sua azione ha oggi ripercussioni anche oltre i confini del Paese.
Questa evoluzione porta a valorizzare in modo particolare l'apporto dell'Avvocatura dello Stato, che assicura la difesa e la rappresentanza del nostro Paese anche nell'ambito di tali ordinamenti.
L'attitudine dell'Istituto, maturata in primo luogo nel contenzioso costituzionale, a considerare in modo unitario e come espressione complessiva lo Stato, gioca un ruolo determinante proprio in questi nuovo ambiti.
L'Avvocatura dello Stato partecipa, esprimendo le sue elevate competenze e la sua professionalità, ai processi che si svolgono innanzi alle corti internazionali - come la Corte internazionale di Giustizia e la Corte europea dei Diritti dell'Uomo - in controversie di particolare complessità. Ricordo, di recente, quella sulla presenza del crocifisso nelle aule scolastiche.
Un rilievo particolare assume, poi, l'attività defensionale svolta davanti alla Corte di Giustizia e al Tribunale dell'Unione europea.
L'ampliamento del numero degli Stati componenti l'Unione europea a 27 Paesi Membri, l'intensificarsi delle relazioni fra gli Agenti dei rispettivi Governi nazionali e l'entrata in vigore, dal 1° dicembre 2009, del Trattato di Lisbona, hanno reso ancor più centrale la funzione di rappresentanza degli interessi statali nella fase contenziosa e indispensabile la funzione di raccordo fra la difesa innanzi ai Giudici nazionali e quella innanzi ai Giudici dell'Unione europea.
Il ruolo dell'Avvocatura dello Stato è altrettanto prezioso nella fase pre-contenziosa delle relazioni con la Commissione europea, ove occorre rappresentare la posizione nazionale calandola nel peculiare contesto comunitario.
Per tutte le ragioni esposte è indispensabile che l'Avvocatura dello Stato sia messa nelle condizioni di assolvere con efficacia alle sue delicate funzioni.
Nei primi due anni di questo Governo sono stati adottati alcuni provvedimenti di natura organizzativa in favore dell'Avvocatura dello Stato mirati a rendere più agevole lo svolgimento dei suoi compiti istituzionali.
Ulteriori interventi si rendono, peraltro, necessari.
Il Governo non ignora, ad esempio, che la recente riforma del processo amministrativo, così come le modifiche al codice di procedura civile introdotte con la legge n. 69 del 2009, impongono anche all'Avvocatura dello Stato un significativo onere di adeguamento.
Signor Presidente della Repubblica,
la storia di quasi centoquarant'anni di vita dell'Avvocatura dello Stato conferma che questa Istituzione ha sia le capacità tecniche sia l'attitudine professionale per assolvere, con equilibrio e correttezza istituzionale, alle sue tradizionali funzioni e per svolgere tutti quei nuovi compiti imposti dall'evoluzione dei sistemi giuridici.
L'Istituto, con le sue antiche origini - e proprio in ragione di esse -, si rivela particolarmente idoneo a rispondere alle continue modificazioni del nostro ordinamento. Esso, costituisce, oggi come in passato, una risorsa vitale e fondamentale per il Paese.
A Lei, Avvocato Caramazza, e a tutti gli Avvocati e Procuratori dello Stato, a quelli che svolgono le proprie funzioni istituzionali a Roma e a quelli che operano in tutte le Regioni d'Italia, al personale dell'Avvocatura, i più fervidi auguri di buon lavoro.